La storia della tigre descritta come un demone ha scioccato chiunque l’abbia ascoltata. In 7 anni ha fatto circa 400 morti.
Quella che vi racconteremo oggi è una vicenda sanguinosa e terrificante avvenuta all’incirca 130 anni fa. La storia della tigre che ha inorridito un intero villaggio, facendo 400 morti in appena 7 anni, è contraddistinta da coraggio, paura, sangue e tanta vendetta. I cacciatori di questo felino così cattivo, almeno agli occhi di chi ha vissuto nelle zone rurali del Nepal, hanno tentato di tutto pur di fermare la sua rabbia, senza riuscirci e provocando in lei ancor più rancore.
Durante gli ultimi anni del XIX secolo una tigre femmina del Bengala, una delle specie di felini con corporatura più grande esistente al mondo, ha dato sfogo alle sue doti di caccia, ma predando 436 esseri esseri umani. Lo faceva per procurarsi la carne, ma anche spinta da una motivazione più profonda che ha causato in lei una rabbia senza fine. Infatti, il ricordo di quello che le era successo in passato l’ha portata a reagire veemente, provocando terrore all’interno di un villaggio.
Venne denominata Champawat ed era descritta dagli abitanti della zona rurale del Nepal come un vero e proprio demone. Tutti i presenti vivevano quotidianamente nel terrore di incontrarla, anche perché la sua astuzia la rendeva pericolosissima per gli abitanti di ogni genere ed età. Lo scrittore Dane Huckelbridge l’ha definita come “il serial killer più prolifico di tutti i tempi” (Thesun.co.uk) e dargli torto è veramente complicato.
Furono tantissimi i cacciatori che si impegnarono per poter fare di lei un trofeo da mostrare in vetrina, ma ognuno di essi fallì nell’intento. Il capo del villaggio Rupal, situato nel Nepal occidentale, e il governo nepalese misero anche una taglia sulla sua testa e tentarono di cercare di attirare nella zona uno dei cacciatori più forti di quel periodo, Jim Corbett.
L’uomo si recò nel villaggio con l’intento di aiutare chi ci viveva, ma senza volere il danaro per la taglia che era stata messa sulla sua testa. La tigre Champawat prendeva di mira, in special modo, bambini e donne della zona. Questi si recavano nella foresta per cacciare o trovare legna da ardere. Il felino si specializzò nella caccia alle persone, ideando stratagemmi per poter fuggire e rimanere illeso.
Corbett, entrò in azione dopo che fu uccisa una ragazza di appena 16 anni. Seguì la tigre per la foresta fino all’ora del tramonto, ma poi decise di attirare la sua attenzione per sorprenderla in una zona dove poteva colpirla a morte. Riunì gli abitanti del villaggio, i quali iniziarono a fare baccano per attirare la sua attenzione, e una volta che lei se n’è accorta si è avvicinata. La mossa, però, le risultò fatale e Corbett riuscì a colpirla con tre proiettili prima, alla spalla, al torace e alla zampa, per poi darle il colpo finale quando l’aveva ad appena 6 metri di distanza.
L’uomo evitò che gli abitanti del villaggio la tagliassero a pezzi e riuscì a imbalsamarla, ma non prima di fare un’autopsia sul suo corpo. Scoprì che l’animale agiva per rancore verso gli esseri umani, ma anche spinta dalla necessità. Infatti, Champawat aveva i denti canini superiori e inferiori rotti sul lato destro per via di un cacciatore che l’aveva colpita in precedenza, caratteristiche che le impedivano di cacciare naturalmente. L’irlandese Corbett passò gli ultimi anni della sua vita salvando i felini della foresta, anche perché uccidere un animale comporta molti scompensi psichici. Forse, sedarla e catturarla sarebbe stata la miglior mossa, così da evitare la sua morte e i restanti problemi.
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