La manovra finanziaria del governo italiano 2024: novità sulle pensioni. Dall’INPS arrivano oltre 600 euro
La manovra finanziaria del governo italiano per il 2024 introduce importanti novità nel sistema pensionistico. Gli interventi mirano a risolvere due problemi critici: le pensioni minime e le regole di calcolo delle pensioni contributive, che interessano particolarmente i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995. La legge di Bilancio propone due misure principali: l’aumento delle pensioni minime e l’accesso facilitato alla pensione di vecchiaia contributiva tramite il TFR.
Le misure previste dalla manovra finanziaria rappresentano un passo importante verso la risoluzione di problemi cronici del sistema pensionistico italiano. L’aumento delle pensioni minime e l’utilizzo del TFR per potenziare i fondi pensione integrativi sono interventi che cercano di garantire un futuro più stabile e dignitoso per i pensionati, affrontando le sfide demografiche ed economiche dell’Italia. Tuttavia, la loro efficacia dipenderà dalla capacità del governo di implementare queste misure in modo equo e sostenibile, tenendo conto delle diverse esigenze dei lavoratori e dei pensionati.
Aumento delle pensioni minime
L’aumento delle pensioni minime è una delle misure più significative della manovra. È stato deciso che l’aumento extra sulle pensioni minime, già introdotto nel 2024, sarà riproposto anche per il 2025. Questo riflette l’intenzione del governo di affrontare il problema delle pensioni minime, che vedranno un incremento del 2,7% oltre alla consueta indicizzazione al tasso di inflazione. Con l’inflazione prevista all’1%, le pensioni minime aumenteranno dagli attuali 614,77 euro a circa 631 euro. Questa misura è cruciale in un contesto economico in cui l’inflazione riduce il potere d’acquisto, mettendo a dura prova i pensionati con redditi limitati.
Parallelamente, il governo sta esplorando l’uso del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per facilitare l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva. Attualmente, i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995 possono accedere alla pensione di vecchiaia solo se, oltre ai 67 anni di età e ai 20 anni di contributi, raggiungono un importo minimo di pensione pari all’assegno sociale, circa 534 euro al mese nel 2024. Chi non raggiunge questo importo non può andare in pensione fino ai 71 anni.
L’idea di utilizzare il TFR per integrare i fondi pensione potrebbe rappresentare una svolta per molti lavoratori. Questa misura prevede il versamento di una parte del TFR in fondi pensione integrativi, aiutando così i lavoratori contributivi puri a raggiungere il requisito dell’importo minimo per la pensione di vecchiaia. Resta da definire se questa misura sarà obbligatoria o opzionale. Per i nuovi assunti, si pensa a un meccanismo di silenzio-assenso, per cui, in assenza di una scelta esplicita, il TFR verrebbe automaticamente destinato a un fondo pensione integrativo.