La pensione di reversibilità rappresenta un tema delicato e spesso fonte di preoccupazione per chi affronta la perdita di un coniuge.
Recentemente, un caso ha attirato l’attenzione su un errore che può portare alla perdita di questo fondamentale diritto economico. Una vedova, nonostante un matrimonio durato 25 anni, si è vista negare l’accesso alla pensione di reversibilità.
In Italia la pensione di reversibilità è una prestazione economica destinata ai familiari superstiti di un pensionato o di un lavoratore deceduto. Questa pensione rappresenta una quota della pensione che il defunto percepiva o avrebbe maturato. I destinatari della pensione di reversibilità possono essere il coniuge anche se separato o divorziato, a determinate condizioni, i figli minorenni, inabili, studenti fino a 21 anni se iscritti a scuole medie superiori o fino a 26 anni se iscritti all’università e non svolgono attività lavorativa. Altri potenziali beneficiari sono i genitori del defunto che abbiano almeno 65 anni, siano inabili al lavoro e non percepiscano altra pensione e i fratelli e le sorelle non coniugati se inabili al lavoro e a carico del defunto al momento della sua morte.
Pensione negata al partner: cosa dice la legge
L’importo della pensione di reversibilità viene calcolato come percentuale della pensione del defunto e varia in base al numero e alla tipologia dei superstiti: ad esempio al coniuge viene riconosciuto il 60% della pensione mentre ai figli è attribuito il 20% ciascuno, fino a un massimo dell’80% in caso di un solo figlio senza coniuge superstite. Se il coniuge ha un figlio, la percentuale sale al 40% e arriva al 100% in presenza di due o più figli.
La pensione di reversibilità può subire delle riduzioni in base al reddito del beneficiario. Se il reddito annuale del beneficiario supera alcune soglie fissate dall’INPS la pensione viene ridotta: se il reddito è tra 3 e 4 volte il trattamento minimo annuo INPS la riduzione è del 25%; se è tra 4 e 5 volte il minimo, la riduzione è del 40%; se il reddito supera di 5 volte il trattamento minimo, la riduzione è del 50%.
La pensione di reversibilità viene erogata finché persistono le condizioni di diritto: per il coniuge dura per tutta la vita mentre per i figli si interrompe al compimento del limite di età previsto o se cessano le condizioni di inabilità. Per richiederla è necessario presentare domanda all’INPS attraverso il sito web ufficiale utilizzando credenziali come SPID, CIE o CNS, oppure rivolgersi a un patronato che offre assistenza nella compilazione della richiesta.
In Germania, la pensione di reversibilità può essere soggetta a condizioni specifiche stabilite dai contratti aziendali. Nel caso citato, il coniuge defunto aveva un accordo che prevedeva il diritto alla pensione solo se il matrimonio fosse stato contratto almeno cinque anni prima del pensionamento. Poiché il matrimonio era stato celebrato meno di cinque anni prima, la vedova non ha potuto accedere al beneficio. La Corte di Asburgo ha confermato la legittimità di questa clausola, sottolineando che si trattava di un requisito contrattuale valido per tutti i dipendenti.
In Italia, ci sono altre condizioni che possono influenzare il diritto alla pensione di reversibilità. Il coniuge superstite deve dimostrare la propria dipendenza economica dal defunto, e l’importo della pensione può essere ridotto in base al reddito del beneficiario. È importante che i coniugi siano informati sui propri diritti e obblighi. Rivolgersi a esperti di diritto previdenziale è consigliabile per ottenere chiarimenti su condizioni contrattuali o legali specifiche.
Per evitare sorprese, è essenziale pianificare attentamente il proprio futuro finanziario e mantenere un dialogo aperto con il proprio datore di lavoro, specialmente se la pensione di reversibilità è legata a un contratto aziendale. Sebbene la situazione italiana offra maggiore protezione rispetto a quella tedesca, è fondamentale essere vigili rispetto alle modifiche legislative che potrebbero influenzare i diritti previdenziali.