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La parola scritta è pericolosa: Fabio Stassi ce lo ricorda con la sua nuova opera, “Bebelplatz”

Leggere è un potente antidoto contro l’oscurità. Sin dai tempi antichi, i libri sono stati strumento di bellezza, saggezza e, talvolta, purtroppo, di paura. I tantissimi incendi di libri nel corso della storia ci ricordano quanto possa essere pericolosa la parola scritta, e uno degli episodi più drammatici è senza dubbio quello orchestrato dai nazisti nel 1933.

I libri sono stati strumento di bellezza, saggezza e, talvolta, purtroppo, di paura. In Bebelplatz, l’autore porta alla luce questa macchia nella nostra memoria collettiva. ( fonte IG @sellerioeditore-www.ilmaggiodeilibri.it)

Fabio Stassi, nel suo nuovo lavoro “Bebelplatz“, porta alla luce questa macchia nella nostra memoria collettiva, focalizzandosi su cinque autori italiani. Ma non è solo un resoconto del passato: l’autore interroga la relazione tra letteratura e realtà, muovendosi su linee di demarcazione tra censura e libertà, tra guerra e pace.

Fabio Stassi, in modo affascinante, esplora come la lettura possa ancora oggi essere un modo per disinnescare il male. Nei suoi scritti, la cultura emerge come uno scudo, un’arma contro l’ignoranza e la violenza. Gli eventi drammatici del passato, come i roghi di libri, servono da monito per comprendere quanto sia vitale tutelare le voci dissenzienti. Le violenze perpetuate in diverse parti del mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente, rendono evidente che la censura e le manipolazioni non sono soltanto problemi del passato, ma affliggono anche il presente. Stassi infatti ci pone di fronte a un interrogativo cruciale: come affrontare e contrastare la brutalità di oggi, se non attraverso una penna che scrive, che crea e che illumina? La lettura diventa così un atto di resistenza, una forma di attivismo silenzioso.

Un passaggio significativo nel suo libro riguarda la sua osservazione durante un viaggio in Germania. Solo cinque settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Stassi assiste a una scena straziante: donne e bambini ucraini che fuggono in cerca di sicurezza. Questo momento, che riporta alla memoria le immagini strazianti di epoche passate, ci offre una riflessione meditata sulla fragilità della pace e sui fantasmi che continuano a frapporsi tra la storia e la nostra realtà. Nessuno può chiudere gli occhi di fronte a una simile confluenza di passato e presente, e Stassi riesce a catturare questa tensione in modo potente e palpabile.

Scrittrici e scrittori dimenticati: il valore della memoria

Di fronte a una giovinezza sempre più distratta dai social, l’autore in “Bebelplatz” invita a riscoprire queste le voci dimenticate di chi ha pagato un prezzo alto per la libertà di espressione. (fonte IG @fabiostassi-www.ilmaggiodeilibri.it)

In “Bebelplatz“, Fabio Stassi ci accompagna tra le pagine della storia, dove emergono nomi di autori italiani che, nel loro piccolo, hanno vissuto il dramma della censura nazista. Cinque figure particolari ridisegnano una mappa sconosciuta della nostra letteratura, che sembra quasi dimenticata: Pietro Aretino, Giuseppe Antonio Borgese, Emilio Salgari, Ignazio Silone e Maria Assunta Giulia Volpi. Questi nomi, pur provenendo da mondi diversi, incarnano un’irregolarità e una ribellione che li rende unici.

Stassi ci invita a riflettere su come questi scrittori, ognuno con un proprio stile e la propria visione, rappresentassero più che semplici autori: erano voci libere in un contesto di oppressione intellettuale. Ognuno di loro, come un piccolo tassello, contribuisce a un mosaico complesso che ci racconta delle lotte contro le ingiustizie. La presenza equilibrata di uomini e di una sola donna, Maria Volpi, rivela la disparità di genere già presente ai tempi, generando interrogativi su come la cultura possa includere e valorizzare tutti, in modo equo.

Nel dipingere questi scrittori, Stassi non si limita a un resoconto biografico, ma getta uno sguardo critico su quello che hanno rappresentato e su ciò che la loro assenza continua a significare. Di fronte a una giovinezza sempre più distratta dai social e dalle distrazioni moderne, l’invito dell’autore è quello di riscoprire queste voci dimenticate e di rendere onore a chi ha pagato un prezzo alto per la libertà di espressione.

La letteratura è resistenza: il caso di Giuseppe Antonio Borgese

Un focus particolare va a Giuseppe Antonio Borgese, uno degli autori protagonisti di questo dramma letterario. Borgese, che ha scritto anche in esilio dagli Stati Uniti, rappresenta una figura chiave nel panorama letterario italiano. L’autore di “Golia. Marcia del fascismo“, si impegna infatti a esplorare il contesto politico e sociale del suo tempo, auspicando una forma di governo mondiale più giusta. Borgese ha vissuto in prima persona gli orrori del fascismo e, nonostante le conseguenze delle sue posizioni, ha continuato a scrivere. La sua vita è un esempio di come la letteratura possa spiegare il complesso tessuto della storia umana e le sue ingiustizie.

Stassi, rendendo omaggio a Borgese, sottolinea che i suoi scritti rimangono di straordinaria attualità: l’immagine di un intellettuale impegnato, che non ha mai ceduto di fronte alle pressioni del potere, emerge con forza. La vita e l’opera di Borgese ci esortano a considerare l’ambito della letteratura non come un terreno di semplice intrattenimento, ma come un laboratorio di idee, un rifugio sicuro per chi sfida l’ordine costituito. Questo messaggio risuona forte e chiaro in tempi in cui la dissidenza viene punita, e la libertà di espressione è continuamente minacciata. Borgese, e gli altri irregolari citati da Stassi, ci invitano a riflettere, a leggere per resistere e a scrivere per ricordare, affinché gli orrori del passato non si ripetano mai più.

Un messaggio che risuona nel presente

Leggendo “Bebelplatz“, emerge con forza la consapevolezza di come la storia, anche quella più dolorosa, non debba mai essere dimenticata. Fabio Stassi, attraverso una prosa che è al contempo ricca di riferimenti letterari e profondamente personale, riesce a scuotere le nostre coscienze. Il messaggio di questo libro è chiaro: la letteratura continua a essere un campo di battaglia, un posto in cui ci si oppone all’odio e si celebra la diversità. Ogni libro salvato dalle fiamme è un gesto di resistenza, ogni pagina letta è una piccola vittoria contro l’oscurità. La memoria di questi autori dimenticati, da Borgese a Salgari, da Aretino a Silone, deve guidarci mentre continuiamo a combattere per la nostra libertà di espressione e il diritto di leggere senza paura. E mentre ci troviamo nel presente, sempre più affollato di conflitti e divisioni, ci viene in mente che la letteratura resta un faro, un’ancora di salvezza contro le tempeste dell’ignoranza.

Rosanna Mancini

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