Negli ultimi anni, la gestione del risparmio è diventata un argomento di crescente interesse per molti italiani.
Con l’incertezza economica e l’inflazione galoppante, molti risparmiatori scelgono di mantenere i propri soldi in forma liquida, sia su conti correnti che su libretti di risparmio. Tuttavia, questa strategia sembra avere dei costi nascosti che possono rivelarsi devastanti per il patrimonio. Prendiamo ad esempio un capitale di 50.000 euro: quanto si può perdere nel 2023 tenendo questi soldi sul conto corrente o su un libretto? La risposta non è affatto rassicurante.
Un recente studio condotto da Banca d’Italia ha analizzato i costi medi dei conti correnti e dei libretti di risparmio, svelando una realtà preoccupante. Secondo l’indagine, la spesa media per la gestione di un conto corrente tradizionale nel 2023 è stata di circa 100,7 euro. Anche se questa cifra rappresenta una diminuzione rispetto all’anno precedente, è comunque un importo che si sottrae al capitale senza offrire alcuna contropartita tangibile. Inoltre, i conti postali hanno visto un aumento dei costi, passando da 59,6 euro nel 2022 a 67,3 euro nel 2023, a causa di una maggiore operatività della clientela.
Imposte e inflazione: un peso per il risparmiatore
Un aspetto da considerare è che, oltre alle spese di gestione, ci sono anche le imposte da pagare. Ad esempio, per un capitale di 50.000 euro, l’imposta di bollo ammonta a 34,20 euro all’anno. Anche se può sembrare una cifra modesta, è comunque un costo che si aggiunge ai precedenti. Ma i costi non si fermano qui: c’è un terzo fattore che incide pesantemente sul patrimonio, e si tratta dell’inflazione.
Nel 2023, l’inflazione media ha raggiunto il 5,7%. Questo significa che il potere d’acquisto dei risparmiatori è diminuito e, di conseguenza, i 50.000 euro tenuti in forma liquida hanno perso valore reale. La perdita in termini di potere d’acquisto per chi ha mantenuto questo capitale liquido è stata di circa 2.850 euro. Questo dato mette in evidenza come, anche se il saldo del conto possa rimanere invariato, la realtà economica è ben diversa: i soldi oggi valgono meno di quanto valevano un anno fa.
In sintesi, mantenere 50.000 euro liquidi sul conto corrente o su un libretto ha portato a perdite totali che possono arrivare fino a 3.000 euro all’anno, considerando spese vive e perdita di potere d’acquisto. C’è un ulteriore aspetto da considerare: il costo opportunità. Questa voce di costo, spesso sottovalutata, riguarda le opportunità di guadagno che si sono perse scegliendo di non investire.
I prodotti finanziari come i conti deposito, i BOT o le offerte di risparmio postale possono offrire rendimenti che variano tra il 3% e il 4% annuo. Anche se non si tratta di rendimenti stratosferici, sono comunque possibilità che permetterebbero di compensare le spese di gestione e le perdite dovute all’inflazione. Ad esempio, un conto deposito potrebbe garantire un ritorno economico che, nel lungo termine, aiuta a preservare il valore reale del capitale.
Inoltre, i conti online si sono dimostrati essere i più economici, con una spesa media di soli 28,9 euro nel 2023, rendendoli una scelta interessante per chi desidera mantenere la liquidità senza incorrere in costi elevati. Tuttavia, è fondamentale che i risparmiatori valutino attentamente le opzioni disponibili e considerino l’importanza di diversificare i propri investimenti piuttosto che mantenere tutto in forma liquida.
La cultura del risparmio è profondamente radicata nella società italiana, ma è ora di iniziare a considerare le implicazioni economiche di scelte che, sebbene sembrino sicure, possono rivelarsi dannose nel lungo periodo. La paura di investire è comprensibile, ma non si può ignorare il fatto che la liquidità, se non gestita correttamente, può diventare un boomerang per il patrimonio.