A causa di un errore nei conteggi, adesso l’INPS sta chiedendo indietro i soldi: cosa significa e perché bisogna fare attenzione.
Negli ultimi mesi, molte famiglie italiane hanno ricevuto lettere dall’INPS con richieste di rimborso per somme erogate in precedenza. Neanche a dirlo, questa situazione sta creando non pochi disagi, soprattutto perché molti di questi soldi sono già stati spesi per far fronte alle necessità quotidiane. Ma come si è arrivati a questo punto e, soprattutto, cosa si può fare?
L’INPS ha spiegato che le richieste di restituzione derivano da vari motivi: in alcuni casi si tratta di errori amministrativi, come pagamenti effettuati per sbaglio a causa di dati incompleti o problemi tecnici interni. In altri invece, riguarda modifiche nella situazione personale o lavorativa dei beneficiari, come un cambio di reddito o occupazione che non è stato comunicato per tempo. Ci sono poi anche casi di erogazioni indebite, come il doppio accredito di somme o il riconoscimento di indennità non dovute, ad esempio la NASpI.
Quando l’INPS può chiedere il rimborso e cosa fare se arriva una richiesta
Malgrado l’INPS abbia il diritto di verificare le somme erogate, esistono però regole precise da rispettare. La Corte Costituzionale, infatti, ha stabilito che le richieste devono essere proporzionate. Questo significa che se hai ricevuto la NASpI durante un periodo di lavoro, ma solo per alcuni giorni non spettava, il rimborso deve riguardare esclusivamente quei giorni.
Ma non solo. Quello che non tutti sanno è che l’INPS ha un tempo massimo di cinque anni per avanzare queste richieste; superato questo limite, tutto cade in prescrizione. Se non sono passati giù cinque anni però, è bene specificare come non si è obbligati a pagare subito senza verificare prima. Per prima cosa è importantissimo esaminare bene la lettera: nel caso in cui si abbiano dubbi circa la natura del rimborso, meglio contattare direttamente l’INPS per chiedere chiarimenti.
Nel caso in cui la richiesta fosse corretta, si può comunque restituire la somma optando per una rateizzazione, una soluzione che permette di affrontare il pagamento con più serenità. Se pensi invece che ci sia un errore, puoi presentare un ricorso amministrativo all’INPS così da contestare la richiesta senza dover subito andare in tribunale. Solo se il ricorso non viene accolto o se ritieni che la richiesta sia totalmente ingiusta puoi avviare un’azione legale: si tratta di un’opzione più lunga, ma spesso necessaria per far valere i tuoi diritti.